Hola Elmers,
Rientrati dalle vacanze? Spero di no. Però so che in realtà sì. Perché si sa, il lavoro non aspetta. Il mondo, in generale, non aspetta. Proprio per questo, il dramma più condiviso del rientro dalle ferie è che la capoccia sta ancora in vacanza, sulla sdraio a prendere il sole. Di conseguenza, si ricomincia con ben poca voglia, scarsa efficienza e produttività. Parliamoci chiaro: non si ha voglia di fare un cazzo.
Ed è sull’onda di questo mood che esce il nostro nuovo inedito, che si intitola Oggi sai che c’è e parla, puta caso, del non aver voglia di fare niente. Del non aver voglia di alzarsi dal letto, o di voler stare sul divano tutto il giorno, alla faccia del mondo che pressa in e da ogni direzione, alla faccia delle incombenze e impegni lavorativi e non. Insomma, un inno alla pigrizia in ogni sua forma.
Già, ma in apparenza.
In realtà non è solo questo, c’è di più.
Aldilà dell’ironizzazione sulla pigrizia e del sorriso che qualche parolaccia può suscitare, infatti, si tratta alla fine di un testo dal gusto abbastanza provocatorio: un testo che come forma di denuncia del notevole aumento della velocità della vita quotidiana e della ormai consolidata culturalizzazione della frenesia e dell’iperattività porta agli estremi la professione di una filosofia di vita quasi nichilista del non aver voglia di fare un beato cazzo.
La verità è che ci siamo abituati a vivere nella costante necessità di dover fare qualcosa, di dover sentire (non solo lavorativamente) di star producendo, di star dando un senso ad ogni istante con qualche attività. Viviamo nell’incapacità di fermarci, ma al contempo soffriamo per non essere mai in grado di farlo, e nella fretta di correre spesso perdiamo pure il senso di quello che stiamo facendo.
Invece, a volte, fermarsi un attimo e non fare proprio niente non è da demonizzare, non c’è niente di sbagliato, va bene così. Anzi, è probabilmente più sano. Tranne che per i chili di Nutella e di Fonzies che finiamo per ingerire nell’ozio, che ci fanno diventare dei salami che camminano. Ma questa… questa è un’altra storia.
Se nel precedente inedito, Cancro Ascendente Sfiga, oltre alla cantante Ilaria si affaccia al microfono per la prima volta anche Mirko, in questo caso i complimenti vanno a Diggi, non solo per il merito di aver scritto la canzone, ma anche per il fegato di aver accettato di interpretarla. Nessuno ha capito come ma, pur senza nessuna esperienza particolare di canto, ha cavato fuori un’ottima intenzione e convinzione. Probabilmente perché è il Patriarca della tribù che non ha mai voglia di fare un cazzo.
Bene, dopo aver cavato fuori della filosofia da un testo del genere e dopo i dovuti ringraziamenti a Mafalda per la copertina, posso anche eclissarmi. Torno con la mente sulla sdraio a prendere il sole. Adiossss!